sabato 19 gennaio 2008

Politica e Religione

“Benedetto XVI inagura l’anno accademico a “La Sapienza” di Roma”; “Il Papa lancia la moratoria contro l’aborto”...
...ma lo Stato non dovrebbe essere laico?

I papi hanno sempre cercato di imporre la religione a tutti i cittadini italiani. Sebbene mi sconcerti parecchio l’apertura dello Stato, laico, verso questa cosa e la mancata indignazione dei miei coetanei atei verso questi tentativi di limitazione della nostra libertà, mi sconcerta ancor di più che un capo religioso tenti di imporre quello che è, o che dovrebbe essere, un percorso personale. Io non sono atea né cattolica, ma credo che imporre il percorso religioso sia la cosa più sbagliata. O la migliore, se si vuole svilire un qualcosa di così importante, di così profondo. Per me la religione e le scelte ad essa conseguenti, sono uno dei punti fondamentali della sfera privata dell’esistenza umana, dell’essere umano nella sua individualità, particolarità. La scelta di una famiglia di “accogliere tutti i figli mandati da Dio” è, non soltanto rispettabile, ma ammirabile. Lo è in quanto scelta personale, e così deve essere. Se ad esempio un individuo che non capisce l’importanza che viene data dai cattolici alla verginità ne è costretto, la vivrà come una cosa negativa, al contrario di chi la sente come una cosa sua e lo fa per scelta.

La religione imposta non è più degna di essere chiamata tale, in quanto viene snaturata. La costrizione a delle pratiche religiose, allontana chi è forzato da ciò che è autore di tale costrizione, e quindi dei suoi patimenti: la persona costretta ad osservare il vincolo della verginità fino al matrimonio senza comprenderne il significato religioso, si allontanerà dalla fede e la giudicherà anche in altri ambiti con pregiudizi negativi, ne rifiuterà le riflessioni anche quando sarebbero condivisibili. È un peccato suscitare questi pregiudizi, e non credo che il Papa non lo capisca o che non si sia posto il problema. Perché lo fa allora?

Inoltre, penso che sia una cosa sbagliata anche perché ci sono diverse condizioni da considerare: non tutti si possono permettere, economicamente, di avere 5 o 6 figli.

Oltre a queste due, non trascurabili ragioni, penso che sia irrispettoso nei confronti delle altre fedi imporre la propria in uno Stato in cui ne convivono diverse. Che un ateo non rispetti una fede religiosa è grave, ma che lo faccia un religioso è paradossale: dovrebbe capire molto più dell’ateo le ragioni e le usanze dell’altro!

Per cui, imporre ad un’intera Nazione le scelte religiose, significa: svilire il significato intrinseco profondo della religione; non permettere il pieno sviluppo del percorso che porta ad una determinata convinzione o scelta; soffocare gli stessi bisogni religiosi dei credenti in altre fedi; prendere decisioni senza sapere le condizioni, anche solo economiche, di colui al quale si impone la suddetta decisione; far divenire principi e scelte nobili violenze verso chi ne è forzato; non rispettare le scelte degli atei in quanto tali e soprattutto in quanto individui.

È per questo che lo Stato, o meglio, che TUTTE LE COSE PUBBLICHE (UNIVERSITA' COMPRESA) DEVONO ESSERE LAICHE. È giusto e “vantaggioso” per chi non è religioso, ma, a parer mio, soprattutto per chi lo è.



Martina

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