martedì 16 ottobre 2007

Aiutateci a non temere le nostre responsabilità, ascoltate gli studenti

In risposta all'articolo del preside del Liceo Classico Berchet di Milano Innocente Pessina, pubblicato il 14 ottobre su "La Repubblica", cronaca di Milano

Siamo due studenti passati da poco all’università, ma ancora completamente dentro al movimento degli studenti delle superiori. Anche noi eravamo in piazza venerdì 12 ottobre, e anche noi, che pure di manifestazioni ormai ne abbiamo viste parecchie, siamo rimasti stupiti dai diversi fatti accaduti quella mattina. Innanizitutto, come si è detto, tanti o pochi che fossero, gli studenti sono scesi in piazza senza che nessuno convocasse un corteo a Milano, animati esclusivamente dalla contrarietà al decreto ministeriale che reitroduce gli esami di riparazione a settembre. Non si era mai vista negli ultimi anni a Milano una mobilitazione studentesca così massiccia totalmente autoconvocata. Per la paura? Forse, ma non solo probabilmente. Quando sono partiti i cori “da stadio”, e gli slogan come “Fioroni vaffa...” anche noi eravamo parecchio dubbiosi. Sembrava che il movimento studentesco avesse guadagnato in numeri ma avesse perso completamente qualsiasi contenuto, come se gli studenti fossero lì solo per dire: questi esami non s’hanno da fare.
E’ vero, probabilmente è vero, il dissenso è legato soltanto alla paura di dover passare le prossime estati a studiare. Ma c’è una cosa che emerge. Sia questi studenti, sia quelli che da anni propongono una diversa riforma della scuola e un nuovo modo di pensare l’istruzione, chiedono da molti anni l’unica cosa che nessun ministro, di destra o di sinistra che fosse, ha voluto fare: ascoltarli. Per questo non cambia assolutamente la protesta se al governo c’è l’uno o l’altro schieramento, per questo anche adesso avremo le scuole occupate, passando dalla solita ritualità, osiamo dire, democratica, dei collettivi e delle assemblee.
L’insufficenza scolastica che spaventa lo studente non può essere solo un problema suo, ma è un fallimento di tutta la società e di tutto il mondo della Conoscenza. Per questo devono essere messi a disposizione gli strumenti per poter colmare quelle lacune che, in prima battuta, sono causate dal sistema scolastico. Certo, se poi non c’è la buona volontà dello studente, la voglia e il piacere di studiare e di conoscere, la scuola non può certo fare i miracoli ed ad un certo punto sta allo studente assumersi le proprie responsabilità. Ma è importante che fino all’ultimo si cerchi di instillare nello studente quella giusta dose di curiosità, quella giusta sete di conoscenza tale per cui lo studio non sia più un calvario, aiutandolo anche a recuperare gli strumenti giusti per poter apprendere appieno quello che studia.
E’ vero anche che il fenomeno dei debiti mai saldati esiste ed è molto diffuso, ed ha ragione il preside del Berchet quando individua in questo problema il fallimento del sistema debiti-crediti. Non è possibile ad esempio che ci siano ragazzi usciti dal liceo scientifico avendo per cinque anni il debito in matematica. E così si è creato quel senso di impunità che insegnava agli studenti solo l’irresponsabilità. Bisogna assolutamente risolvere questo problema, e qui nasce la paura degli esami a settembre, dal ritrovarsi improvvisamente a doversi assumere le proprie responsabilità. Ora, non possiamo, dopo aver tenuto gli studenti nella bambagia per anni, caricarli del peso del passato e ributtarli in pasto agli esami di riparazione. E’ il momento di trovare una soluzione seria a questo problema, che prenda gli aspetti positivi del sistema dei crediti-debiti e risolva però questa necessità di maggior serietà (e non severità, come faceva notare il preside del Berchet). Tutto ciò è possibile solo se il ministro si decide ad ascoltare veramente le proposte che gli studenti, ma anche i professori, hanno da fargli, perché loro, vivendo tutti insieme la scuola tutti i giorni, possono portare proposte concrete, condivise e applicabili. L’idea di fare gli esami a giugno, può essere molto interessante, si potrebbe sentire l’opinione degli studenti in proposito.
Inoltre, siamo pienamente d’accordo con l’idea che una scuola meno selettiva sia in realtà una fregatura proprio per i più poveri, senza strumenti, metodo, cultura ed opportunità. Una scuola appiattita su una conoscenza che non è reale può solo aiutare a tenere buona e mansueta la popolazione del futuro. Per questo è necessario investire realmente, in tutti i sensi, sul mondo dell’istruzione.
Solo con uno sforzo comune di studenti, professori, personale ATA, e chiunque altro viva la scuola possiamo cambiare un sistema scolastico che ormai sta collassando su se stesso. Per questo è indispensabile l’impegno degli insegnanti, che in quanto tali possono e devono aiutarci ad imparare quali siano i nostri diritti, ma soprattutto quali siano i nostri doveri.
Sì, gli studenti di oggi temono le responsabilità: ma perché qualcuno non li fa partecipare allo sviluppo del loro percorso di crescita.
Aiutateci ad assumerci le nostre responsabilità, coinvolgeteci.

Ilaria e Luca

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